Questa formula significa che le consonanti in fine di parola cadono. Ad esempio FACTUM diventa factu. CASAM diventa casa. Solo le parole composte da una sola sillaba restano come sono: CUM, per esempio, che è diventato con.
Le vocali non accentate sono vocali deboli. Se si pronuncia la parola DOMINA si sente benissimo che la vocale più debole è la i. Quella i cade proprio perché è debole. Quindi DOMINA diventa domna, SPECULUM diventa speclu (la m finale cade già prima della vocale non accentata). Ci sono molte parole in cui questo fenomeno non si è verificato. Ad esempio PERICULUM diventa pericolo, VEHICULUM diventa veicolo. Riesci a immaginare perché? Perché sono delle parole dotte, ovvero delle parole che sono state usate da persone colte e sono entrate a far parte del vocabolario comune solo dopo che la caduta delle vocali deboli aveva già avuto luogo.
La H cade sia all'inizio della parola che all'interno. HORA diventa ora, SCHOLA diventa scola.
AE e OE sono dittonghi del latino classico. Per un fenomeno di assimilazione, chiamato monottongamento, AE diventa ɛ (ovvero una e aperta, come è in francese) e OE diventa e (ovvero una e chiusa, come é in francese). GRAECUM diventa grecu e POENA diventa pena. La differenza tra la e chiusa e la e aperta è molto importante quando avverrà il fenomeno contrario, il dittongamento (vedi fenomeno 14 sullo schema). NB: il dittongo latino AU cade molto più tardi, vedi fenomeno 16!
Se E ed I si trovano prima di una vocale diventano j(jod), ovvero un suono simile alla i del tedesco Jacke o dell'italiano pianta; si tratta di una i pronunciata strisciando la lingua sul palato: questo fenomeno si chiama quindi palatalizzazione di e ed i prevocaliche. Alcuni esempi: FOLEA diventa folja (si capisce quindi che la tendenza va verso l'attuale pronuncia foglia, vista la vicinanza alla l: per capire meglio si può provare a pronunciare la parola 20 volte di seguito molto velocemente).
Questo fenomeno spiega perché in francese e in spagnolo da STELLAM si è arrivati a istella, poi a estrella in spagnolo e a étoile in francese. In latino volgare, infatti, tutte le parole che cominciano con la s impura (ovvero una s seguita da una consonante) vengono precedute da una vocale, la i(ǐ) breve. Solo nel Medioevo questa vocale sparirà progressivamente dall'italiano (vedi fenomeno 18).
Il nesso NS- si riduce a -s-. MENSEM diventa quindi mese.
Questo fenomeno è chiamato betacismo. Quello che può sembrare strano è che vi siamo due fenomeni simmetrici e contrari. V diventa b e B diventa v. In realtà un fenomeno è la reazione all'altro. FABA diventa fava; VOCEM diventa prima boce e poi torna ad essere voce. Lo sappiamo perché ci sono delle iscrizioni che lo provano. In pratica: alcune persone pronunciano v al posto di b, altre, sapendo che è sbagliato, correggono e dicono v dove c'è b, a volte anche in contesti sbagliati (si parla in questi casi di ipercorrettismo).
Ī | Ǐ | Ē | Ě | Ā | Ǎ | Ǒ | Ō | Ǔ | Ū |
| | \/ | | | \/ | | | \/ | | | |||
i | e | ɛ | a | ɔ | o | u |
Questo fenomeno è veramente molto importante perché stravolge il sistema vocalico del latino classico. In origine, infatti, le vocali si distinguono per quantità (ovvero lunghezza, si tratta di vocali brevi o lunghe). Nelle lingue derivate dal latino, invece, le vocali si distinguono per qualità (ovvero per grado di apertura, come la e chiusa e la ɛ aperta). Questo schema vale per le vocali accentate. Nelle vocali non accentate non si ha distinzione tra e chiusa ed e aperta o tra o chiusa ed o aperta.
In 5 abbiamo detto che la j è palatalizzata. Questa j porta anche la consonante che la precede a palatalizzarsi (NB: solo se la consonante non è una r o una s, vedi fenomeno 13). In un primo tempo la consonante si raddoppia e poi si palatalizza. RADIUM diventa quindi prima raddjo e poi ha due esiti: razzo e raggio. Ma altri fenomeni sono possibili, ad esempio RATIONEM diventa rattjione e poi ragione.
Forse sai che gli italiani, quando leggono il latino, lo pronunciano come veniva pronunciato nel Medioevo, ovvero con CE, CI, GE, GI palatalizzati; i tedeschi invece lo leggono seguendo la pronuncia classica. GENTEM viene dunque letto in due modi. Anche se dal punto di vista grafico non cambia niente, la pronuncia è molto diversa: GENTEM (pronunciato gentem) diventa gente (pronunciato dʒente); CENTUM (pronuniciato kentum) diventa cento (pronunciato tʃento).
Questo è un fenomeno di assimilazione, ovvero un suono diventa come un altro che gli sta vicino. Ad esempio OCTO diventa otto, DOMNA diventa donna, ecc.
r e s davanti alla palatale j non raddoppiano come le altre consonanti (vedi fenomeno 10). r scompare e s viene palatalizzata: tutte le parole che finiscono in -ARIUM finiranno in -aio; BASIUM diventa bacio e PHASEOLUM diventa fagiolo.
Quando la e e la o aperte si trovano in una sillaba aperta (ovvero si trovano alla fine della sillaba) dittongano. E diventa jɛ e O diventa ѡɔ. PĚDE diventa pede (la sillaba è aperta: pɛ) e poi piede, HǑMO diventa prima omo (la sillaba è aperta: ɔ) e poi uomo. Un controesempio: FORTEM diventa forte, ma la sillaba (for) non è aperta, quindi non c'è dittongamento.
Davanti a tutte le vocali (ad eccezione di a) il nesso QU si riduce. QUǏD diventa quindi qued e poi che (perché il suono k si scrive ch davanti a e ed i).
Ecco qui l'ultimo dittongo latino. Ha resistito a lungo, ma ora crolla. AU diventa per monottongamento o aperta. AURUM diventa quindi oro.
Il nesso cl (derivato spesso dal suffisso latino -CULUM con caduta della vocale atona, vedi fenomeno 2) si palatalizza e diventa cj oppure ccj. CLAVEM diventa chiave, SPECULUM diventa speclo e poi specchio.
Finalmente cade la vocale davanti alla s impura: istella torna ad essere stella.
Lo schema è il risultato di un'elaborazione personale di Sara Alloatti durante i suoi studi universitari. Mancando spesso indicazioni precise riguardo all'ambito temporale in cui sono avvenuti i mutamenti fonetici, diverse indicazioni temporali sono supposizioni che permettono di considerare lo schema solo come un'ipotesi di cronologia relativa dei principali mutamenti fonetici presentati.
Le fonti principali sono:
Rohlfs, G. (1966-69), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, 3 voll., Torino, Einaudi.
Wolf, R. Hupka, W. (1981), Altfranzösisch Entstehung und Charakteristik, Darmstadt: Wissenschaftliche Buchgesellschaft.